Chi sono io? Io sono GGervinho. Perché mi sono dato questo nome?
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| Incredibile |
Nella storia della AS Roma ci sono stati molti giocatori dal talento purissimo. Giannini, Falcao, Battistuta, Totti. Se pure i miei occhi erano colmi del loro talento, dei loro gesti perfetti, della loro capacità di vedere quello che gli altri non riuscivano a vedere, il mio cuore era per un altro tipo di giocatore. Il mio cuore era di Vucinic, di Riise, di Gervinho. Giocatori dal talento bizzarro, discontinuo, discutibile. Giocatori dalle movenze goffe e sgraziate. Giocatori odiati dalla propria tifoseria, sbeffeggiati da quelle altrui. Diciamo qualche parola su Gervinho: Gervais Lombe Yao Kouassi nasce il 27 maggio 1987 ad Anyama in Costa D'Avorio, e questo ve lo potete leggere pure da
wiki. Dove si legge inoltre "
Gioca prevalentemente da attaccante esterno sinistro, eccelle nello scatto e nel dribbling, con rapidi cambi di direzione. La tifoseria romanista lo ha soprannominato per questo La freccia nera." quello che non potete capire da queste parole è
come Gervinho scattasse e driblasse. Solo chi lo ha visto sa quanto ogni suo gesto desse l'impressione di una caduta imminente ed inevitabile. Avete presente quella storiella sul calabrone che non potrebbe volare, ma invece? Ecco. Aggiungete alle movenze sbilenche di chi ha giocato scalzo fino a 14 anni il suo aspetto. Anche lì, una beffa ad ogni regola naturale: il suo cuoio capelluto permetteva ai suo capelli, legati in strettissime treccine, di crescere solo intorno ad un gigantesca V che gli lasciava la fronte sgombra. Un principio di calvizie direte voi, no: un miracolo di aerodinamica. E chi, con dei capelli così orrendamente distribuiti si sognerebbe mai di andare in giro con le treccine fino alle spalle? Gervinho. E' finita qui? No, ovviamente no.
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| Impressionante |
Tutti i calciatori, e forse gli atleti in generale, sono famosi per una loro schifosissima abitudine. Quando la corsa e la fatica riempie le loro cavità nasali di muco, sono soliti turarsi una narice con un dito e sparare un proiettile di muco dall'altra. E già questo ha sempre destato in me la massima ammirazione. I proiettili a frammentazione che uscivano dal naso di Gervinho però, violavano ogni legge della fisica. La sua faccia poi, la sua faccia, veniva distorta in espressioni impossibili per una normale muscolatura facciale. Tutto quello che ho detto di Gervinho finora sembra un lode dell'impossibile, l'ennesima riscrittura della favola del brutto anatroccolo. Non è così, io non credo nei brutti anatroccoli.
Magari è una strategia giusta, educativamente parlando, raccontare ad ogni bambino che quello per cui ora lo prendono per il culo oggi, trasfigurerà un giorno nel suo più grande talento. Effettivamente credo nelle trasfigurazioni, penso che sia possibile che qualcosa di brutto e di male trasfiguri, ma delle differenze fra Gesù e il brutto anatroccolo parliamo un'altra volta. Quello che non mi convince nella favola del brutto anatroccolo è che sembra tanto essere l'ideologia che c'è dietro al così detto survivor bias. Quanti brutti anatroccoli diventano cigni? Quanti ragazzi insultati dalla propria professoressa di matematica diventano Einstein? Intendiamoci, Gervinho è un brutto anatroccolo, quanti ragazzi della Costa D'Avorio hanno giocato in Premier League ed in Serie A? Quanti calciatori ivoriani guadagnano 2,7 milioni di euro netti all'anno? E' chiaro che Gervinho sia un privilegiato, eppure il privilegio, il successo, non è quello che rappresenta. Non per me. Gervinho rappresenta la gioia della mediocrità. Quello che sembra dire a tutti non è "Guardatemi! Ognuno è speciale, anche tu che corri storto puoi essere veloce, anche tu che sembri inciampare sul pallone puoi giocare in serie A" quello che Gervinho sembra dire a tutti quelli che lo guardano è "A me non frega un cazzo, io non voglio correre bene, io non voglio essere elegante in campo, io non voglio una capigliatura normale, io mi piaccio così. Se voglio le treccine e sono pelato me le faccio, se voglio tirare in porta mentre inciampo ci tiro". Gervinho ha vinto poco e nulla nella sua carriera, nessun bambino ha il suo poster in camera. Io sì. Io voglio essere felice come lo è Gervinho, non voglio diventare un cigno, nella mia vita ho già capito che non lo sarò mai, e vivo molto meglio da quando l'ho ammesso a me stesso. Sono entrato all'università per studiare filosofia 8 anni fa, e non ho ancora una laurea magistrale, non sono un eccellente lettore, sono molto pigro, guardo troppe serie TV. Quando sono entrato all'università volevo essere la futura colonna portante del pensiero occidentale, quando ho iniziato a praticare Kung Fu volevo essere il maestro che avrebbe fatto dimenticare al mondo Bruce Lee, quando scrivevo di serie TV o di cinema volevo essere illuminante. Tutto molto frustrante. Questo blog è la fascia che mi sono aperto per correre libero, ma soprattutto storto. Avete capito un poco chi sono io, studio filosofia, ho una manciata di ossessioni nella vita, faccio lunghissime divagazioni, che spesso sono astruse metafore. Come tutti insomma, niente di speciale. Io sono GGervinho.
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| Cade? Non cade? Segna. Il peso è indietro, il corpo è storto. |
P.S. E poi il nome! Gervinho, alla brasiliana, un ossimoro vivente.