sabato 6 ottobre 2018

Lost in Lost

Vediamo un poco se mi riesce questo nuovo format.
Da grande appassionato di serie TV ho recentemente sentito l'esigenza di una ricerca filologica su Lost, che finora non ho mai visto, e di cui non so nulla.
Non ho mai visto Lost per una serie di motivi
1. C'era un periodo in cui ne parlava ogni imbecille. Ci sono certi tipi di popolarità che mi repellono, è adolescenziale ma più forte di me.
2. Odio Lindelof  con tutto me stesso. Da sempre. Da prima di sapere chi fosse.
3. Ho un rapporto strano con Abrams, mi è piaciuta tanta roba che ha fatto, ma non mi fido di lui. Non mi fido per niente.
4. Odio Lindelof.
5. Varie ed eventuali.

Ho deciso di rompere questo digiuno proprio ora perché mi incuriosisce sempre di più scoprire quali sono i meriti che hanno portato il grande patriarca delle serie TV ad iniziare la cosiddetta "golden age". La missione è quindi speleologica, bisogna scavare e trovare i meriti pionieristici, le caratteristiche genetiche, la fonte Q.
Fare un articolo su sei stagioni di Lost però, è per me proibitivo. Quindi ho pensato, puntata per puntata scrivo qualche riga e vediamo cosa esce fuori. In questo modo l'impressione non è certamente di chi ha il quadro generale, ma così mi potrò soffermare di più sulla struttura degli episodi, e le forme stilistiche che via via incontro.

S01E01-02 Pilot

Gli occhietti come il cane cattivo di Homer e Mel Gibson.
Una delle grandi novità di Lost è la mole di girato in esterna, che essendo cosa molto costosa, si addiceva più al cinema che non alle serie TV. Lost rivoluziona tutto. O perlomeno così mi aveva detto qualcuno. Certo, co sta sfilza infinita di flashback e sempre le stesse 4 location non mi stanno facendo girare la testa queste esterne. La qualità registica non sembra essere "cinematografica". Breve parentesi sui flashback: (a chi dice che è innovativo usare questa mole di flashback in una narrazione non rispondo). Per quanto riguarda la trama, il mio sentore era che ci fosse un grossissimo debito nei confronti di Twilight, la dialettica Jake-Kate-Sawyer mi pareva proprio uguale a quella Vampiro-Zoccoletta-Licantropo. Ma mi sbagliavo, googleando ho scoperto che Twilight è del 2005, mentre Lost sappiamo tutti che è del 2004. Eppure io avrei scommesso su Lindelof come plagiatore... Strana la vita delle volte.
Fra la musica-di-tensione usata a cazzo, gli atteggiamenti e gli occhietti sospetti e quella faccetta che si guarda in giro sospetto, Locke mi sembra un personaggio di un didascalico e di uno sciatto da far prudere le mani.

S01E03 Tabula Rasa

C'è qualcosa di ridicolo nel modo in cui la seconda? la terza? puntata della prima stagione si basi già su un colpo di scena (Lindelof, sia maledetto il tuo nome tre volte!). Kate è in realtà un criminale pericolosissimo!!! E quindi? No, quindi niente, fotte sega a nessuno. Il ciccione si spaventa un po, ma dura poco. L'importante è quanto è bona. Obbiettivamente tanto. Certo pure Sawyer è uno gnoccolone.

S01E04 Walkabout

Dopo una prima puntata in cui schianta l'aereo con tutti dentro e appaiono magiche bestie sradica alberi, e una seconda in cui la protagonista femminile si rivela essere un pericolosissimo criminale salva vecchietti avevate mancanza della suspance loffia eh? Ecco, il vecchietto cazzuto in realtà è un paraplegico miracolato sull'isola/dall'isola. Siamo alla quarta puntata e la sensazione è già di sopraffazione. Nella scrittura vengono accatastati una quantità infinita di misteri da risolvere e di fili da collegare, il disegno per unire tutto deve essere a dir poco machiavellico.

S01E05 White Rabbit

Su "WOW la bara è VUOTA" non ci sprechiamo, ormai mi sono rassegnato al colpo di scena a fine puntata. Concentriamo piuttosto su quanto sia originale l'idea di far apparire il fantasma del padre morto al protagonista, o a quanto sia derivativo intitolare la puntata white rabbit (coff coffMatrix), o su quanto sia sempre più fastidioso Mr. Didascalia Locke che ci spiega con dovizia che il bianconiglio è il fantasma che viene inseguito e l'isola è il paese delle meraviglie e... che due palle.

S01E06 House of the Rising Sun

Abbiamo già detto quanto siano bravi a creare tensione JJ e Lindeloffia, ma bisogna ribadire quanto siano colti: non solo hanno letto Alice nel Paese delle Meraviglie, ma hanno anche ascoltato House of the Rising Sun di Bob Dylan! Ma la cultura non basta, ci vuole raffinatezza. Quanto sono raffinati ad intitolare così la puntata dedicata ai coreani? Eh? Eh? L'avete capita? L'oriente è il paese del sol levante, la Corea per noi occidentali è in oriente, sol levante si dice rising sun! Eh? Pazzesco. Certo le minoranze etniche in Lost sono dei mafiosi stereotipati che pescano sushi, o delle mogli ancora più stereotipate a cui basta un fiore per amare il proprio marito, ma mica si può essere raffinati su tutto. Eh!

Metafore nobili ed eleganti
S01E07 The Moth

Per un autore raffinatissimo una rock-star come può essere caratterizzata? Io non so voi, ma l'idea di farla drogata la trovo geniale. Se a questo colpo da maestro ci aggiungete che a fine puntata, colpo di scena: la rock-star si disintossica! Beh, ottenete una gran bella puntata di Lost. Notabile come al solito la ricercatezza con cui vengono affinate le metafore: non ci si appella alla solita noiosissima storia della farfalla che esce dal bozzolo, bensì, dal bozzolo esce una falena, che è tutt'altra storia. Sto un poco trascurando le labirintiche sotto-trame, gestite puntata per puntata con amorevole cura. Certo ogni puntata è dedicata ad un personaggio, i flashback non si mischiano mai, almeno finora, e tutto è spiegato con cura. Ci sarà modo di recuperare. Basti sapere finora che la popolazione è divisa sagacemente in ottimisti (che aspettano i soccorsi) e pragmatici (che hanno perso fede nei soccorsi e vivono in una grotta).

S01E08 Confidence Man

Titolo: Un Uomo Sicuro di Se. Trama: Un uomo burbero e sicuro di se, da una parte sembra un insensibile biondone, che si rifiuta di dare il farmaco ad una bambina asmatica, ma dall'altra nasconde un cuore dolce e molto bisogno d'amore. Il ricciolone dal sapor mediorientale e il chirurgo moro dagli occhi di ghiaccio proveranno in tutti i modi a costringerlo a salvare la bambina asmatica, ma laddove ha fallito perfino la tortura, riuscirà un bacio della sua dolce principessa. VENTI SECONDI INTERI di bacio con la lingua.
E' o non è il miglior romanzo rosa che abbiate mai sentito?
Non ci provate nemmeno a dirmi che la vera trama dell'episodio è un'altra, non ci provate nemmeno, perché nei soliti doppi e tripli ribaltamenti da soap-opera il valore della puntata rimane lo stesso, e così il suo messaggio: i belloni sono cattivi solo per rimorso, hanno solo paura di amare, ma hanno un cuore dolce, si interessano ai bambini e portano lunghi capelli biondi. Soliti didascalici e ampollosi riferimenti pseudo-colti nel pistolone finale che ci spiega il senso dell'episodio e quindi del personaggio di turno "not bad for tragedy: I became the man I was haut. I became Sawyer".

FocusSottotrama: La coreana, se il marito è l'asso del sushi, è una ganza con le erbe e cura l'asma con l'eucalipto. Il chirurgo occidentale invece non pensa all'eucalipto ma alla tortura. Sayd si pente della tortura e decide di farsi frate, ma in mancanza di monasteri decide di girare in tondo per l'isola.

S01E09 Solitary

Dovevamo far redimere un torturatore e possibilmente fare una bella puntata sui suoi flashback, cosa di meglio che farlo fare prigioniero con, colpo di scena o'clock, uno sconosciuto abitante dell'isola che inizia a torturarlo? Ma non è tutto, il torturatore è la voce francese che avevano già sentito alla radio. Ma non è tutto, la francese Danielle spiega a Sayd che ci sono dei "Others" sull'isola. Brrrrh brividi. Ma non è tutto "Alex is my child". Colpi di scena a rotella in una puntata noiosa e che per l'ennesima volta ci racconta le avventure ed i sacrifici del maschio alfa di turno. Che ovviamente una settimana dopo essersi mandato in esilio da solo incontra la pazza a cui fare il monologo su come ci si salva tutti insieme. Per convincersi da solo a tornare. Classica la moraletta di fine puntata nei telefilm di oggi eh? Per nulla una roba vecchia grazie a Dio abolita.

FocusSottotrama: Er Ciccione che si inventa il campo da golf galoppa forte e chiaro la linea comica (#buciodeculo) mentre il papà nero ci viene fatto vedere mentre continua a trascurare il figlio con degli espedienti narrativi di una pedanteria che la metà basta, spingendolo verso Locke chiaramente. Ipotesi: ci sarà una ricomposizione eroica fra padre e figlio.

S01E10 Raised by Another

La puntata viene dedicata alla mamma single che al momento dell'incidente è incinta di otto mesi: Claire. Il tema maternità in realtà non viene trattato minimamente, il papà del bambino viene dipinto come un pittore stronzo che beve birra, e via. La puntata si dedica invece all'inserimento dell'ennesimo elemento di paranormale: il bambino di Claire, viene profetizzato da un sensitivo, deve essere cresciuto da lei, sennò DANGER. Visto che Claire voleva dare il bimbo in adozione il sensitivo la manda sull'isola, lui che l'areo sarebbe crollato lo sapeva.

FocusSottotrama: Il ciccio si dedica alla solita paziente impresa di sviluppare la linea comica, stavolta facendo un censimento, devo ammettere che questa è davvero una bella trovata, sia per fare il giro dei personaggi fuori fuoco (Locke è il solito strambo con il cartello HEKNOWSTHING in testa; Sowyer bello impossibile) e sopratutto per far uscire un colpo di scena di fine puntata molto ben riuscito (Ethan è uno degli OTHERS) dopo il colpo di scena di quasi fine puntata (è tornato Sayd mezzo ferito e con notizie sorprendenti) dopo il colpo di scena di quasi quasi è finita la puntata (Il sensitivo sapeva tutto).

S01E11 All the Best Cowboy Have Daddy Issue

Il titolo è l'ennesima dichiarazione di intenti: "qui si scrive con i clichè". Si ritorna ai flashback di Jack, sui sei stagioni doveva succedere. Puntata vuota e di una noia mostruosa. Forse il peggiore flashback dell'intera stagione (finora), in cui senza nessun bisogno avvertito si fa impazzire Jack appresso ad una donna incinta perché il padre ne aveva uccisa una per incompetenza. Il fatto che il capo di un gruppo sia deciso a salvare una donna incinta è davvero una roba da giustificare con un trauma? Claire è rapita da OTHERS Brrrrh e tale rimane, Charlie la rock-star quasi ci rimane impiccato, ma, colpo di scena di quasi fine puntata il dottore lo salva.

FocusSottotrama: La puntata è così vuota e dispersiva che è quasi tutto sottotrama. John Locke e fratello-di-tipa-fica trovano a terra del... Metallo!!!

S01E12 Whatever the Case May Be
"Ehi Jack, aiutami ad aiutare Sawyer ad aiutarti!"
"No Kate, è Sawyer che deve aiutarmi ad aiutarti ad aiutarmi!"

Io questa storia di Sawyer e Kate e Jack e Kate non la sopporto più. Ogni scena che deve contribuire a questa dinamica mi annoia. Una puntata intera? Vi dico solo che contemporaneamente giocavo partite a scacchi da un minuto. Qualcuna l'ho pure vinta. Secondo flashback pure per Kate by the way. In sei stagioni le ripetizioni me le aspettavo ma così è uno spoiler su chi sono i protagonisti, eh eh eh, attenzione! Ah, poi, avete presente sei stagioni fa quando Kate non sapeva usare le pistole? In realtà è un cazzo di terminator.  Siamo a due puntate di fila fatte di riempitivi da telenovela.

BonusSottotrama: Locke e Coso usano l'accetta di nascosto. La sorella fica di Coso invece continua ad utilizzare male il suo super potere: sapere il francese, però spesso è mezza nuda. Anche questo è un caso di sincerità involontaria, Lindeloffia deve mettere un pezzo di fregna sullo schermo, il personaggio di per sé è inutile, e nel telefilm il personaggio continua a dirci che è inutile e a sentirsi inutile, meraviglioso. La nera fessa crede che il marito sia vivo, e quindi recita il padre nostro in maniera superstiziosa.

S01E13 Hearts and Minds

Puntata tutta per Coso, che nel frattempo è geloso della sorella fica. Coso è un po un personaggio del cazzo, ma John Locke fa smettere i drogati di drogarsi, caccia i cinghiali con i coltelli (se amate Lost non sapete un cazzo di cinghiali, vergogna!), scrive ben due trattati sul governo, c'ha un sacco di medagliette scout, figuriamoci se non può educare per ben benino un Coso qualcuno. Lo si lega come un capretto e gli si lascia un coltello, via, troverà la sua strada attraverso delle belle allucinazioni. Ah nel frattempo bisogna dare una lezioncina pure a Sayd che fa le bussole con le noci, diamogli una bussola vera. Ma in tutto questo LA BOTOLA? Sentite la tensione salire? No? Nemmeno io. Comunque finisce che Coso si fa la sorella, ma nel flashback.

BonusSottotrama: Il ciccione ha la diarrea a sguazzo: ahahahahahahahah. Il ciccione parla strano al coreano: ahahahahaha. Il ciccione pesta un riccio: ahahahahahahah

S01E14 Special

Puntata sul papà e sul figlio. Il papà ama da morire il figlio, ma proprio non riesce a creare un rapporto, lui e il figlio non si capiscono. Escalation di tensione fra i due, che però sappiamo si risolverà, i flashback sono precisissimi nel farci capire quanto sia gigante la'more del papà. Grande pericolo, grande sacrificio del papà e tutti felici e contenti. Dove l'ho già vista una puntata così? In Scrubs, NCIS, Grey's Anatomy, Ally McBeal, La Casa nella Fattoria, Zanna Bianca, la Bibbia? Dove? Ah sì, dappertutto! E aspettavo che arrivasse da quando ho visto i personaggi babbo e figlio. A casa mia questa roba è pigra e didascalica, derivativa nella misura in cui è stereotipo eterno. Però, perché c'è un però, nel colpo di scena di quasi quasi finisce la puntata (che è il terz'ultimo vi ricordo) si scopre che... brrrr il bimbo ha poteri paranormali. Paura.

BonusSottotrama: Sawyer arriva sempre per primo su tutti gli oggetti, sempre. Tutti quelli più fichi li perde gratis (quando non si becca tortura e botte prima). Tutti, nessuna eccezione. Sono io o questa è pigrizia di sceneggiatura? Mettere tutto in mano a lui è solo un modo facile per sapere sempre dove finiscono le cose. Però così fai perdere credibilità al tizio che dovrebbe essere il duro. O no? Voi davvero vi appassionate ai personaggi scritti così? Locke il saggio, Sawyer il duro?

S01E15 Homecoming

La nostra amatissima donna incinta torna all'ovile tutta sporca e strappata. E' scappata? Una donna incinta all'ottavo mese che semina un cattivissimo cacciatore da sola? Spiegaci come hai fatto Claire! No scusate ho l'amnesia, non mi ricordo nulla. Lo fa notare pure il buon Sayd che la cosa gli sembra strana, ma Lindeloffia c'ha sta mossa in tre comodi passaggi: 1- scrive una trama improbabile 2- fa dire ad uno dei personaggi "Ma sta roba è assai improbabile!" 3- musica di tensione a cazzo di cane. IN-ATT-A-CA-BI-LE. Com'è come non è il cattivo muore, Claire ricompone la magica amicizia con Meriadock Brandibuck (è tarda notte, non mi ricordo come se chiama cicciorock) e tutti vissero felici e contenti.  Come al solito la puntata nella sua spietata verticalità non lascia strascichi, la gente fa grevate, muore, se mena, se tortura... frega cazzo a nessuno. Ad accumularsi episodio dopo episodio non sono mai le azioni che i personaggi compiono gli uni sugli altri, l'evolvere dei personaggi, ma soltanto centinaia di elementi paranormali e surreali in un crescendo di tensione dal sapor di minestrone.

BonusSottotrama: E il premio per il peggior flashback, più inutile, più fastidioso, più noioso lo vince... rullo di tamburi... "Merry rimorchia la ciaciona ricca... ma se ne innamora".
Per ora.

S01E16 Outlaws
Cercate su google cosa può fare un cinghiale.

Di gran lunga la migliore puntata finora. Il tema della vendetta di Sawyer viene gestito e raccontato bene, gli echi di Moby Dick si sentono chiari, ma non c'è la solita citazione didascalica, ed in più il cinghiale bullo mi ha strappato la prima vera risata. La storia viene raccontata per quello che è, ogni vendetta è un futile spreco di vita, sia per chi muore, ma sopratutto per chi resta. In tutto questo i soliti difetti rimangono presenti come marchi di fabbrica: il triangolo amoroso continua ad annoiarmi, Locke che gira per l'isola a spiegare la vita pure, il finale sul papà di Jack è ridicolo. E a questo c'è da aggiungere che la serie continua a peccare di superficialità quando si parla di cinghiali.

Non c'è davvero nessun rispetto per quel nobile animale che è il cinghiale. Nessun rispetto.

BonusSottotrama: Lo stress postraumatico di Merry è la solita solfa che porca miseria quanto mi stanno sulle palle gli americani.

S01E17 ...In Traslation

Flashback dedicati al Coreano, cioè la stessa storia della sesta puntata, però dal punto di vista di lui invece che di lei. Anche perché non sazio del triangolo dei protagonisti, Lidenloffia ne ha apparecchiati un altro paio qui e lì. Questa puntata la dedichiamo ai due menage a troi di rincalzo cioè sposi coreani contro papà Micheal e Coso geloso di SorellaFica e Sayd. Noia, romanticherie e la stessa solfa per la seconda volta. Su questo mi vorrei soffermare: scegliere di raccontare la stessa storia da un altro punto di vista è una scelta interessante, è una tecnica narrativa postmoderna, l'effetto deve essere quello di farci uscire dal mondo del protagonista, rendere il mondo nella sua pluralità di occhi, di mire, di interessi. L'opposto del romanzo ottocentesco. Qui che succede? Che ci dice in più su Jin, questa puntata, che non avessimo già intuito nel racconto di Sun? Che sotto sotto è buono. La sensazione non è quella di chi si immedesima in una pluralità di punti di vista, ma la continua percezione della pigra e inesperta mano dell'autore, che giudica un po tutti, ma sotto sotto vuole bene a tutti. Un bambinone moralista che lascia ditate ovunque.

BonusSottotrama: Coso piscia fuori dal vaso e SorellaFica si incazza, indovinate chi spiega il senso della vita a SorellaFica?
Tutte coppiette innamorate, mentre il ciccione è solo e gli sono pure finite le pile del lettore CD...

S01E18 Numbers

Ora, la 17 finisce con un momento davvero toccante di solitudine e tristezza,e ci ho riso fortissimo. La 18 comincia con il nonno del ciccione che infarta, e continua con le sciagure al ciccione, che nel suo flashback è praticamente Pippo obeso. Lindeloffia continua così a tessere la sua tela di mille misteri, un paio per personaggio. Al surreale (orso) aggiungiamo il paranormale (bambino) e poi ci mettiamo una spruzzata di complotto numerologico e appena capita il satanismo. C'è un'isola con la autocoscienza, c'è una profezia su un nascituro, e adesso c'è anche un riccone ciccione con dei numeri maledetti. Che poi sono i numeri della Francese sopravvissuta, che poi sono scritti pure sulla BOTOLA. ZANZANZANNN

BonusSottotrama: Locke aiuta la giovane mamma a sentirsi di nuovo viva facendosi aiutare a costruirle una culla per il bambino. Locke lo voglio morto. So già che se mai verrò esaudito sarà troppo tardi.

S01E19 Deus ex Machina

Quando la roscia dice a Locke con la faccia da pazza "you were immaculaly conceived" avrei smesso di vedere Lost. Se non stessi scrivendo questo pezzo avrei smesso lì. E mi sarei perso la seconda bella puntata. Quella sul rapporto di Locke col P/padre. Oltre a quello vero nel flashback, che lo inganna e basta, il Padre sarà proprio la divinità Isola. Locke vorrebbe avere fede, ma ha paura che anche questo padre lo stia ingannando, come sappiamo però ogni dio è imperscrutabile e di conseguenza l'intera puntata è un meraviglioso Locke che lotta per distinguere fra superstizione e fede, fra credulità e credenza, fra punizione e prova. C'è qualcosa di magico e di bellissimo nel vedere il saggio e onnipotente Locke perdere tutti i suoi talenti, venire schernito dal fato che lo aveva reso potente. Questo è un bel personaggio. Debole e fustigato dal destino. Ho paura durerà poco.

BonusSottotrama: Disgustoso siparietto con Sawyer che deve mettere gli occhiali e Jack che lo bulla con il potere medico. Che ve lo dico a fa c'è Kate di mezzo che peggiora tutto.

S01E20 Do No Harm

Sulle scelte che i medici fanno per i pazienti, su che cosa sia il consenso informato, sulla possibilità di avere il diritto a preferire la morte ad una operazione (come  può essere l'amputazione di un arto) ci sarebbe da parlare e scrivere per ore, giorni, mesi, anni. Io personalmente, che non sono un esperto, ho letto almeno tre libri in cui un caso specifico sulla scelta fra la amputazioni della gamba e la morte certa del paziente veniva preso a paradigma. La gamba mutila come simbolo del potere medico è la matrice di tutto Dr. House, per fare un esempio televisivo. La versione di Lost di questa immagine antichissima e molto complicata qual'è? L'attenzione viene spostata dal rapporto medico-paziente, cioè il rapporto conoscenza-corpo, alla figura del medico solo, alla sua lotta interiore. La scelta fra la rimozione dell'arto e la morte viene derubricata ad episodio del racconto di formazione della crescita dell'eroe/medico Jack, che per imparare a "let it go" deve lasciar morire il paziente senza provare a tagliargli la gamba. La volontà del paziente è rimossa, Coso da incosciente sembra quasi un riverbero della coscienza di Jack, e non il corpo vivente e sanguinate su cui si sta "operando". A questo racconto semplicistico e grossolano della scelta del medico fa da riverbero il terzo flashback del nostro dottorone e lo schema si ripete: il matrimonio di Jack viene raccontato come un episodio della singola crescita dello stesso, la moglie che lo sposa è appiattita ad espediente/oggetto della formazione dell'eroe che per crescere deve assumersi il suo "commitment". Come lo vogliamo definire questo modo di raccontare le cose? Forse la parola più adatta è: volgare.

BonusSottotrama: In un mondo di materie limitate le scelte del medico devono necessariamente essere anche su chi aiutare. Non si può aiutare tutti. Ma se la scelta di aiutare chi più aveva bisogno del suo aiuto su chi aveva più possibilità di successo è legittima, smette di esserlo  se poi finisce a cazzo. Cioè, hai deciso di abbandona la bionda a sgravare da sola? Beh, e allora tagliagliela quella cazzo di gamba a Coso!

P.S. Ci sarebbe bisogno di farlo notare per ogni puntata quanto fa schifo l'uso della colonna sonora in particolare e la gestione dell'audio in generale. Su ogni puntata. Qui non ce la facevo a non dirlo, il pianto finale col rumore muto e i violini di sottofondo è una MERDA. MERDA.

Cazzo ce l'hanno già avuta st'idea!
S01E21 The Greater Good

Ad esempio io questa puntata l'avrei intitolata: La Bambola Assassina. Invece di tirarci su la pippa sul terrorismo e fare il parallelo fra vendetta sociale/politica e vendetta individuale, avrei fatto na bella ammazzatora pornosoft. Oh poi magari a voi sta solfa paternalista e coloniale ve piace, a me sta roba da americano progressista post 9/11 mi fa discretamente schifo. Mentre invece con SorellaFica molto più nuda che combatte all'ultimo sangue con Locke poteva venire un puntatone, sicuramente una roba più elegante ecco..

BonusSottotrama: Qualcuno in sede di scrittura si deve essere accorto che il personaggio di Sawyer non era credibile come duro. Dalla puntata del cinghiale inizia una decostruzione ironica e volontaria del duro, prima lo facciamo bullizzare dal cinghiale, poi gli facciamo mettere gli occhiali da donna e da sfigato fusi insieme, poi sfottiamo la sua voce, che è l'unica che fa dormire il neonato (altro che paura). Non vi ingannate però, il Sawyer della linea comica è postumo, quello vero doveva essere duro e non ci riusciva. Detto ciò, bravo! Chiunque tu sia, stagista schiavo di Lindeloffia, hai raddrizzato la barra della linea comica. Molto meglio perculare il biondone che perculare il ciccione.

S01E22 Born to Run

Non ce la faccio più a dare lo stesso commento puntata per puntata. A dover ogni volta sottolineare questa stucchevole continua commediola degli equivoci. Chi avrà mai avvelenato Micheal? Sarà stata Kate? O sarà stato Sawyer? No OMG! E' Stata Sun perchè ama Jin... No OMG! E' stata Sun perchè glie lo ha detto Kate!

BonusSottotrama: Il McGuffin che doveva essere la BOTOLA si è trasformato in ennesimo elemento misterico con il ragazzino magico che, posseduto dalla luccicanza presumo, rivela al profeta Locke che NON DEVE APRIRE QUELLA BOTOLA. L'aria fresca di un pioniere innovativo e originale soffia in tutte le direzioni in Lost.
Bei McGuffin anni 90

S01E23 Exodus parte 1

 L'idea di infilarci una zattera si svela per quello che è: un pretesto per mettere degli squallidi addii a fine stagione. Un trash che di più non si può. Con i soliti merdosissimi violini su base muta, il neonato tirato fuori a cazzo a cui viene stretta la manina piccina picciò, l'addio fra il ragazzino ed il cane, col ragazzino che gli urla "go back" mentre il cane prova ad inseguire la barca... chi più ne ha più ne metta. Disgustoso. Vomitevole.

S01E24 Exodus parte 2

Dopo un po che sentivo le ciance noiose del professorino ho iniziato a pensare "fatelo esplodere". L'immediatezza con cui sono stato soddisfatto mi ha soddisfatto sul momento, ma già poco dopo la soddisfazione ha ceduto il posto ad un pensiero: quanto era tutto così prevedibile, puerile. Quanto era posticcia la fastidiosità del personaggio, quanto artificiosa la sua morte. Insomma niente di che, procediamo. No, come non detto, non succede più nulla.

BonusSottotrama: La francese pazza rapisce il figlioletto neonato. Pare che lasciare la donna in cinta o la mamma con bambino da sola con i tipi sospetti sia normale anche dopo che l'hanno rapita.

S01E25 Exodus parte 3

Innanzitutto notiamo che i tre finali di stagione ricalcano bene sull'orizzontalità i tre cliffhanger di ogni episodio. Diventa quindi insostenibile la quantità di scene mute con violini e orridi colpi di scena. Montare tre cliffhanger su di un gigantesco cliffhanger ripetuto tre volte. A prova che gli episodi finali sono concepiti come gigantesche spannung di 40 minuti basti il fatto che nessuno è davvero incentrato su di un personaggio, e nessuno ha un vero e proprio flashback. Ma non basta, non sono finali veri e propri, i finali sono tutti aperti. Lost non chiude mai nulla. Lost apre tutto. E' la trama scritta da uno scommettitore impazzito. Non si mette mai un punto, non si tira mai una somma, si rilancia. Io scommetto una botola e un bambino co i super poteri e tu? Beh io vedo la tua botola e bambino e rilancio con scala sul vuoto e bambino rapito. Questo è il finale di Lost. Volete sapere perché non vi è piaciuto il finale della sesta? Ve lo dico io che non l'ho visto: perché non c'è una settima.

BonusSottotrama: Il ciccione che corre per l'aeroporto è il grande ritorno della linea comica del Leader.

Conclusioni, ovvero: Quali sono i meriti di Lost?

Iniziamo col dire che boh, c'è sicuramente qualcosa che mi sfugge. Perché? Perché tutto comincia con Lost, perché l'attenzione per la TV inizia lì, perché Lost obbliga sky italia a mandare le puntate originali un'ora dopo la messa in un onda americana con sottotitoli in italiano, perché poi la gente davvero aspettava le quattro di notte per vederselo etc. etc. Eppure io, in quello che è quasi scientificamente l'inizio di un nuovo corso, non ci vedo nulla di nuovo. Lost mi sembra in tutto e per tutto una serie anni 90. Dall'orrida qualità registica e fotografica, ma diciamo pure audiovisiva in generale, che una volta definivano propriamente quello che era detto standard "televisivo"; alla struttura dell'opera, che consta di venticinque puntate a stagione da quaranta minuti circa, misura canonica dell'epoca ormai in disuso; alla forma del racconto, e qui spendiamoci un po di attenzione in più:
Quello che caratterizza le serie TV degli anni 80 e 90 è la priorità del racconto verticale (cioè del singolo episodio) su quello orizzontale (dell'intera stagione). Anche se in realtà la struttura a puntate è così caratteristica del medium, che una certa attenzione alla verticalità è impossibile da rimuovere, certi generi poi l'hanno conservata più duramente, si pensi a C.S.I. N.C.I.S e i vari crime/investigativi. Se ci pensate un attimo però, capite immediatamente di che parlo con un po di esempi: pensate la differenza fra Magnum P.I. e The Mentalist, o fra Stargate SG-1 e Battlestar Galactica o ancora fra i Simposon e Bojack Horseman.
I veri meriti pionieristici di Lost
A cosa assomiglia di più Lost? A X-Files o a Fringe? Ad A.L.I.A.S. o a WestWorld? La mia sensazione è che appartenga decisamente più ai primi che ai secondi. Se la trama della stagione, e quella che corre fra una stagione e l'altra, ha sicuramente una presenza più importante di qualsiasi altra serie anni 80, ha anche una importanza maggiore, chessò, della trama orizzontale in Buffy?
Ad ogni episodio viene innestato un flashback specifico, che oltre ad avere delle funzioni di esplicitazione simbolica rispetto all'episodio presente, svolge anche una importante funzione di presentazione del personaggio protagonista. La maggior parte dei flashback, più che approfondire la psicologia del personaggio, ne giustifica psicologicamente le azioni presenti. La sensazione è di essere trattati come uno spettatore casuale, a cui bisogna ogni volta spiegare e giustificare la psicologia e le attitudini dei personaggi. L'attenzione a creare un prodotto perfettamente comprensibile a chi abbia appeno acceso la televisione è poi visibile anche nel diffuso uso di stereotipi visivi, la fisionomia degli attori, la loro gestualità, i segni di riconoscimento che portano sono tutti dettagli studiati per rendere ogni personaggio facilmente leggibile. Qualche esempio su tutti: la linea comica affidata al personaggio obeso, la cicatrice sull'occhio di Locke, la scelta di far apparire Shannon spesso in bikini o in trasparenti parei, le braccia muscolose sempre in mostra di Jack, Sayd e Sawyer.
Questa attenzione allo spettatore casuale, unita all'equilibrio trovato fra racconto orizzontale e verticale a me sembra già sufficientemente tipico degli anni 90 da svolgere una dimostrazione, se non ci fosse un elemento, fattomi notare da un caro amico, che necessita di ulteriori spiegazioni.  Un elemento che potrebbe essere considerato innovativo nella struttura narrativa di Lost è sicuramente la spasmodica protervia con cui vengono distribuiti i colpi di scena. Se il tipico telefilm anni 90 finiva conciliante l'episodio con la morale autoconclusiva dell'episodio, Lost invece tesse una struttura in cui nella seconda metà dell'episodio vengono inseriti immancabilmente tre cliffhanger, di cui almeno uno presente sotto forma di rivelazione nella fine del flashback. Questa peculiarità però, più che segnare la paternità di Lost sulle dinamiche di fruizione dello spettatore, intuendo ed iniziando ad incentivare quello che ora chiamiamo bingewatching, è giustificabile con altri due fattori:
Il primo è semplicemente la cifra stilistica di una brutta scrittura che caratterizza Lindelof, inserendolo a pieno titolo fra quelli che chiamerei spregiativamente "scrittori di genere", questo tipo di attenzione alla suspance e al colpo di scena è infatti una stampella a cui si rivolgono trasversalmente tutti gli scrittori poco dotati in ogni medium: dai romanzi rosa ai gialli ai fantasy (vedi G.R.R. Martin) e poi giù ancora fino ai feuilletton.
Il secondo è invece più un'ipotesi che non sono ancora riuscito a verificare, quando erano inserite le pubblicità nelle messa in onda originali americane? Partendo dall'osservazione che la morale autoconclusiva sull'episodio è sempre presente in Lost, ed è facile notarla nella valanga di temi di etica, politica, vita familiare e lavorativa trattati, e nella precisione con cui ogni tema viene introdotto e risolto nell'arco di un'episodio. Detto ciò, perché la morale è stata spostata più all'interno dell'episodio per lasciare il finale alla spannung? La mia sensazione è che, al contrario di altre serie sue contemporanee, Law&Order su tutte, in cui è facilissimo vedere il break pubblicitario a metà episodio, per una serie di scelte commerciali che dovevano aiutare la costruzione dell'immagine di Lost come grande capolavoro cinematografico, fosse mandato in onda ininterrotto dalla pubblicità.
Se così fosse avrei spiegato in un colpo solo tutto quanto, ovvero il perché del distaccarsi di Lost da questa importante caratteristica stilistica dei telefilm anni 90, epoca a cui appartiene a pieno titolo, e il perché viene percepito come grande capostipite di qualità e novità nella televisione americana (e cioè perché ce lo hanno venduto così) nonostante non abbia davvero nulla di effettivamente nuovo.

Se proprio bisogna parlare di pionieri delle serie TV penso che esistano esempi decisamente più degni di attenzione prima e dopo Lost, e se il tempo è davvero il miglior giudice emergeranno chiaramente, e in parte sono già emersi. Quando guardate una serie tv oggi, pensate che la sua struttura di racconto debba il maggior debito a serie come West Wing, come I Soprano, come The Wire, come Oz, come Twin Peaks, come Six Feet Under o pensate debbano di più ai grandi successi di massa come Sex and the City, Lost e Don Matteo?
Coincidenze? Io non credo...

E va beh, queste le impressioni sulla prima stagione di Lost, sono esausto, non so se vedrò mai la seconda.

Arrivederci.










domenica 15 aprile 2018

Stallone non è un cane. Prima lezione di estetica ggervinhica. De Appercetione

Oggi vi voglio parlare di uno dei concetti che ritengo più importanti nella mia personalissima teoria estetica: l'appercezione.

Il termine è di origine leibniziana, o perlomeno così sostiene il mio dizionario filosofico (L'Abbagnano-Fornero), e serve ad esprimere per Leibniz la capacità solo umana, che quindi manca alle bestie, come ai cani per esempio, di essere consapevoli delle proprie percezioni. Ora, questo non è del tutto vero, Leibniz è il signore assoluto dei continuisti, non esiste in cielo ed in terra una filosofia più continuista della sua, è quindi per me improprio dire di Leibniz che facesse una distinzione così netta (gli umani sì, i cani no). Quello che Leibniz intende con appercezione è solo una nozione relativa, serve infatti a dire che in ogni percezione (chessò, la vista di un fascio di luce) c'è una parte di questa percezione di cui siamo consapevoli, di cui abbiamo appercezione (una fascio di luce che penetra dalle serrande, che è ben distinto dal resto della stanza più buia e dal tavolo su cui si proietta) ed altre percezioni, che noi in qualche modo percepiamo, ma di cui non siamo consapevoli, non ne abbiamo appercezione (la moltitudine di colori che è presente in quel fascio, in cui quel fascio è scomponibile). Ogni singola percezione è quindi contemporaneamente qualcosa al nostro livello di consapevolezza ed una infinità di altre cose a livelli di consapevolezza a noi superiori od inferiori, un fondo oscuro ed indistinto, che in qualche modo percepiamo, ma di cui non siamo consapevoli. Stessa identica cosa per gli animali, ma con livelli di consapevolezza più bassi. Dovete immaginare una sfumatura di chiaroscuri di possibilità di consapevolezza che non è mai del tutto nulla, e parte dalle pietre (o da quello di cui sono composte) veramente poco consapevoli, ma un pochino comunque sì, ed arriva fino agli angeli, individui (!?) consapevolissimi, ma mai del tutto. Dio lasciamolo perdere che solo Dio ha capito cosa pensasse Leibniz di Dio. Quindi, salvata la mia correttezza accademica, posso abbandonare Leibniz e continuare a spiegarvi cos'è la appercezione per me, al cinema o in TV. Abbiamo il primo mattoncino: gli umani si appercepiscono mentre invece i cani no. Importante.

Il termine, sempre seguendo il mio Abbagnano, finisce in bocca a Wolff con più o meno lo stesso significato, difatti la definì "l'attività per la quale noi percepiamo noi stessi come soggetti percipienti e ci distinguiamo perciò dalla cosa percepita". Chiaro? Se qualcuno venisse da te mentre stai percIpendo e ti chiedesse: -Che stai a fa?- Tu non esiteresti nemmeno un attimo nel rispondere: -Sto percIpendo- Ed è assurdo pensare a risposte tipo -Sono un piatto di pasta- o -Sostengo il sugo nelle mie righine-. La consapevolezza di percepire basta per renderti ben capace di distinguere te stesso dalla cosa che stai percependo. Nel mio giochino il cane questa cosa non la sa fare, se gli dai l'amatriciana avanzata, e mentre se la mangia gli chiedi -Che stai a fa?- Supponendo che lui possa risponderti ti risponderebbe -Sostengo questo squisito sugo nelle mie righine-

Come TUTTE le parole usate prima da Leibniz e poi da Wolff la parola "appercezione" finisce nelle mani di Kant. E come tutte le parole che finiscono nelle mani di Kant, lui la usa per significare qualcos'altro. L'appercezione diventa di due tipi, da una parte c'è quella empirica, che è grosso modo quello di cui parlavano Leibniz e Wolff, dall'altra parte c'è quella pura. Che cos'è l'appercezione pura? L'appercezione pura è l'<<Io penso>>, cioè l'assoluta consapevolezza e l'inamovibile certezza di esistere, certezza precedente a qualsiasi pensiero. Questa appercezione pura accompagna ogni tipo di percezione, ed in qualche modo la precede.  E' quindi la condizione di possibilità di ogni rappresentazione. Essa è "La coscienza pura di quell'attività che costituisce il pensiero".

Tutto questo non ci interessa. O ci interessa solo relativamente. Ci ho messo anche Kant perché Kant è bellissimo, e bisognerebbe trovare sempre lo spazio per parlare un po' di Kant, ma tutto sommato per capire cosa intendo io per appercezione Kant non vi serve. La mia è infatti una rielaborazione di come l'appercezione la intendono Leibniz e Wolff.

L'appercezione è per me la capacità di comprender-si per quello che si è, ma non in senso epistemologico wolffianamente o in senso trascendentale kantianamente, in senso pratico semplicemente. Sei un panettiere? L'appercezione consiste nel comprender-ti come panettiere, se un giorno decidi di fare il cardiologo e operi tuo cognato a cuore aperto sei destinato a fare un disastro, perché? Perché sei un panettiere e non un cardiologo. Vale anche al contrario eh, non pensate. Fai il panettiere? Eppure tu sei un cardiologo, lo senti, lo sai, ne sei consapevole, ti appercepisci come cardiologo, ti metti a studiare e in quattroequattr'otto diventi cardiologo.
In questi due esempi abbiamo parlato: nel secondo caso di un essere umano, che infatti si dimostra capace di appercezione, nel primo caso invece di un cane, che infatti è privo di appercezione. E più uno è cane, e meno capisce, meno appercepisce.  Per capire ancora di più quello di cui sto parlando dovete immaginarvi Nanni Moretti, ve lo ricordate Nanni Moretti che in "Sogni d'oro" urlava: -Che parlo mai di epigrafia greca?- Ecco, mutatis mutandis, sostituite al "parlare di" un "fare" e capirete le strilla di Nanni per quello che sono: una incitazione all'appercezione. In realtà Nanni non ha ben capito la questione dell'appercezione, o perlomeno qui non mostra essenzialmente quello. La diversità fra "parlare di qualcosa" e quella via di mezzo fra "fare qualcosa" ed "essere qualcosa" di cui parla il mio concetto di appercezione è troppo rilevante. Prendersela con chi "parla di cose che non conosce" è in realtà una posizione che non condivido, e lo si capisce subito il perchè: io quasi non faccio altro. Troverei assurdo arrivare a credere che bisogna contenersi dal parlare di tutto quello di cui non si conosce, l'unico modo in cui ritengo sensato fare un invito del genere è la richiesta di silenzio assoluto dei mistici. Quello che invece, Nanni damme retta, è indispensabile per non essere cani è l'appercezione. Vuoi parlare di epigrafia greca, di astrofisica, di cardiologia o delle dighe e dei ponti? Prego, accomodati. MA ricorda! Parlane facendo capire, a te stesso e a chi ti ascolta, che non ne sai niente. Questa è l'appercezione, e penso che sia anche facilmente avvertibile dagli interlocutori.
-Dopo un pò me ne accorgo che tu non hai appercezione, che stai parlando di epigrafia greca ma non ne capisci un cazzo, magari non sò che Leibniz o GGervinho la chiamano appercezione, ma so come ti chiami tu: Cane-.

Arriviamo al nostro esempio. L'avete mai visto "Escape Plan, fuga dall'inferno"? Beh, vedetelo, è un film incredibilmente appercettivo, straordinariamente appercettivo. Ed in generale Stallone è il maestro assoluto dell'appercezione. Ora io inizierò a parlare di questo film come se ogni merito fosse di Stallone in barba al regista Mikael Håfström, allo sceneggiatore Miles Chapman, al produttore Mark Canton, al direttore della fotografia Brendan Galvin e così via per tutti quei ruoli che scorrono sullo schermo nei titoli di coda, che io personalmente ignoro, non capisco, e di cui non mi interesso. Lo so che non è così che si parla di cinema, non è così che funziona il cinema, ma a me non frega niente. Stallone. Che cos'è che ha capito Stallone negli ultimi dieci anni? Ha capito chi è. Lui lo sa. Tant'è che si è inventato "The Expendables", che è la vetta appercettiva del cinema del nuovo millennio. Probabilmente sarebbe più proprio parlare di quello per spiegarvi l'appercezione di Stallone, anche perché è un film scritto, diretto ed interpretato da Stallone stesso, ma ho scelto comunque di parlarvi di Escape perché l'ho visto ieri sera, e perché è un film dalla storia travagliata, per quel poco che ne so da qui, e probabilmente l'unico motivo per cui esiste questo film è il contagio appercettivo che Stallone ha portato all'intero progetto.
Il soggetto è carino per carità, ma niente di che, c'è un professionista che di lavoro scappa dalla prigioni per testarle, una specie di Houdini incrociato con un haker buono, ed ad un certo punto viene messo nella prigione peggiore di tutte. Ovviamente le cose cambiano se quello che scappa dalle prigioni di mestiere è Stallone. Perché, beh, lui effettivamente scappa dalle prigioni di mestiere. Abbiamo un produttore che ha in mano un buon soggetto scritto bene, ma per anni si addanna l'anima per trovare un regista, un protagonista, un cast di rilievo, poi arriva Stallone e si porta appresso tutti i suoi amici, e il cast diventa stellare: Jim Caviezel, Vincent D'Onofrio, Amy Ryan, Sam Neil, Vinnie Jones, 50cent ed infine, squilli di trombe, niente meno che Arnold Schwarzenegger. Il progetto in poco più di un anno vede le sale. Ecco vedete, questa cosa Stallone l'ha capita, i buoni film si fanno con i buoni attori, i buoni film d'azione si fanno con i bravi attori d'azione. Il film fondamentalmente si regge sugli sguardi d'intesa fra lui ed Arny, fra le loro battute e il loro modo di recitare ruvido e minimale. E di nuovo, appercezione: Sly e Arny non si percepiscono come due attori compassati, capaci di performance drammatiche, fanno i cazzoni, e tali sono. Nel momento in cui Arny dovrebbe esprimere sofferenza e recitare davvero che fa? La butta in burletta e si mette a strillare insulti in tedesco, in una escalation comica che, sempre in tedesco, gli fa recitare prima il padre nostro, e poi il famoso passo della "Gaia Scienza". In un'epoca col feticismo dei metalivelli e delle citazioncine colte quella di Escape è raffinatezza. Raffinatezza dovuta alla semplicità e all'appercezione. Arny è austriaco, facciamogli urlare qualcosa in tedesco, che c'è di famoso in tedesco? Boh Nietzsche.
L'incredibile consapevolezza che Stallone ha dei propri mezzi recitativi ed attoriali, e perfino atletici visto che alla sua età si dedica più a fare il McGiver che il Rambo, però, non si limita a farlo agire in maniera coerente e mai pretenziosa, ma influisce anche su di noi. Un film che si percepisce per quello che è, cioè in questo caso un buon prodotto di intrattenimento e null'altro, ci permette di non confonderci mai con quello che stiamo guardando, garantendo alla sospensione di incredulità di avere una corazza indistruttibile. Quando Stallone fa esplodere dei bulloni fuori dalla seghettatura semplicemente scaldandoli, a nessuno viene in mente di pensare se quella cosa sia possibile: la fa Stallone in un film di Stallone, che c'azzecca la realtà? Quando in fuga appeso alla scala a pioli di un elicottero, pensa bene di distrarre Arny che stava sparando l'impossibile con la sua mitragliatrice gigante, per chiedergli di lanciargli una pistola, che lui afferra al volo, mentre una delle due corde della scala si spezza, mentre tutti i cattivi gli sparano, e lui con la sua pistolina prende e spara distrugge tutti, ecco, quando fa così voi che pensate? Pensate che era l'ora! Di certo non che tutto questo non sia possibile.

Quindi, per ritornare alla trattazione estetica del concetto di appercezione, io ne ho bisogno, non solo per parlare del grado di auto-consapevolezza e padronanza espressiva di un autore nella sua opera (un film o una serie TV ma anche di un romanzo o di quello che volete), e cioè praticamente quanto un'opera di qualche tipo riesca a situarsi bene nel genere in cui si pone (che vuol dire il suo linguaggio), gestendo con successo il proprio fine comunicativo; ma anche per poter comprendere e giudicare correttamente quello che stiamo vedendo (sentendo, leggendo). Perché per giudicare correttamente qualcosa non possiamo basarci sulle aspettative che nutrivamo nei confronti dell'opera che stiamo giudicando, comportarsi così significa necessariamente confondere il soggetto percIpente (cioè noi) con l'oggetto percIpito (cioè l'opera).Per farvi un ultimo e conclusivo esempio: lamentarsi dei buchi di trama in Star Wars o nei film Marvel significa non capire il genere in cui questi tipo di film si pongono e quale fine comunicativo possiedono? Sicuramente sì, è vero, però se dei film del genere attirano così tanta attenzione sulle loro trame, da focalizzarle come bersaglio della critica, significa anche che hanno mancato di appercezione. La colpa non può essere del pubblico se a vedere un film, questo mi dà l'impressione di sentirsi scritto bene, se un film si appercepisce come film scritto bene, io sarà fra i film scritti bene che lo giudicherò, non fra i film di Stallone, cioè quelli sui supereroi.

mercoledì 7 febbraio 2018

Real Life - Philip K. Dick's Electric Dreams

Prima di iniziare a scrivere questo pezzo stavo cercando in un libro una citazione. Aggiungo in maniera posticcia anche uno SPOILER ALLERT

Mentre vedevo la prima puntata di Philipp K. Dick’s Electric Dreams mi sono venuti un turbine di pensieri, fra gli altri un aneddoto su Dick che trovo fenomenale. Un giorno il buon Dick decide di suicidarsi, e prende una quantità assurda di pillole, pasticche o chissàche; normalmente la morte è garantita se azzecchi la dose, o se approssimi per eccesso, e, non ho idea di quello che succeda nello specifico, però immagino una specie di attesa, snervante forse, forse invece vuota o piena di soddisfazione chissà, qualcosa come i pensieri di chi si è buttato da un palazzo altissimo durante la caduta, ma molto più lento. Ora ovviamente per individui speciali e particolari come Dick le regole normali non si applicano, quindi che succede? Succede che Dick in quel tempo in cui si dovrebbe aspettare la morte decide di mangiarsi una torta (o la trova? Non mi ricordo) e visto che tanto deve morire decide di mangiarsela tutta intera, subito subito. La torta ovviamente gli va di traverso e gli fa vomitare tutto, pillole comprese, e Dick si salva.
Non so bene come immaginarla, sicuramente NON-leggera
Ora, i miei ricordi di questo aneddoto sono questi che vi ho scritto, ed ero convinto di aver letto la storiella in un libro che raccoglie tutte le introduzioni che Jonathan Lethem ha scritto per i libri di Dick: Crazy Friend. Poi però, mentre cercavo la citazione sfogliando il libro senza trovarla, mi sono ricordato che forse l’aneddoto mi era stato raccontato da un amico, quello che mi prestò il libro e a cui dovrò riportarlo prima o poi. Man mano che cercavo, i ricordi dell’aneddoto si facevano più confusi, do stava sta torta? Quali erano i moventi di Dick nel mangiarla, solo gola? Cosa c’era di profondo nell’aneddoto, una certa strana morale zen sulla morte o qualcos’altro? Più cercavo di afferrare un ricordo preciso e più questo mi sfuggiva. Conteporaneamente a questo processo di sfocamento (qual è il contrario di messa a fuoco?) del ricordo, c’erano invece due ricordi che si facevano sempre più nitidi, uno era quello di me sdraiato sul letto in camera mia che leggevo l’aneddoto sul libro prima di dormire, l’altro era quello di me seduto davanti al mio amico a casa sua mentre me lo raccontava. In entrambi i ricordi era la prima volta che sentivo l’aneddoto, nella mia testa c’erano gli stessi pensieri. Quanto è dickiano tutto questo?
Tantissimo, tant’è vero che ho deciso di smettere di cercare la citazione del libro sul libro e iniziare a scrivere. In tutti i racconti di Dick, in tutti i suoi romanzi, la cosa che trovo più bella è proprio questa concezione della realtà. Qualcuno potrebbe interpretare i racconti di Dick come una specie di monito, un modo per comunicare al mondo quanto sia pericoloso perdere il senso di quale sia la realtà, di quanto possano essere pericolosi ed influenti la finzione, l’allucinazione, il sogno per la realtà. Niente di più sbagliato, quello è Nolan semmai. Badate bene di non fraintendermi, noi gli vogliamo bene a Nolan per questo, ma Nolan e Dick non sono proprio la stessa cosa. Nolan è uno scettico, i film di Nolan, come gli esempi che fa Cartesio nelle Meditazioni Filosofiche, sono degli esperimenti teoretici, sono un monito, sono lo strumento di una coscienza cauta che, attraverso la sospensione del giudizio, o persino attraverso il dubbio radicale (pensate al genio maligno, pensate alla trottola che non si ferma) ottiene una presa più sicura sul-di-sé. Ma gli scettici, e questo è indiscutibile, continuano tutti ad uscire dalla porta. Dick non credo che sia sempre uscito dalla porta. Dick non è uno scettico, Dick è un mistico, è un pazzo, è un posseduto, Dick è un ossesso. Dick non ci vuole mettere in guardia su quanto sia facile costruire finzione sulla realtà, non se lo può proprio permettere un discorso così, Dick non lo sa quale sia la realtà. Questa certezza che gli manca non è frutto di un metodo, non è lo strumento teoretico affinato in anni di riflessione, Dick non ha la più pallida idea di quale sia la realtà e questa cosa lo fa soffrire.
Il volto calmo e grave della ragione
Ed ancora e di più, Dick non scrive moniti perché non parla a noi. I suoi non sono elaborati costrutti narrativi che vogliono causare uno smarrimento nel lettore, spingerlo a mettere in questione le sue granitiche convinzioni sulla realtà. Dick sta male, è confuso, è paranoico e scrive libri per campare. I libri di Dick sono emanazione del loro autore, non una sua espressione. Letham nella quarta di copertina del suo libro la dice così: “Leggere Dick è innanzi tutto un’esperienza disorientante, che però può essere profondamente rigenerante, perché abbiamo a che fare con uno scrittore che si è dedicato in maniera intrepida, e perfino abbastanza gioiosa, al compito di affrontare la folle incoerenza del nostro essere umani”. Sono quasi perfettamente d’accordo, l’unica nota che mi stona è quel si è dedicato, è un modo di dirla un po’ troppo volitivo, troppo volontario, come se Dick avesse la minima scelta, non credo che l’avesse. È davvero uno scrittore intrepido e gioioso, disorientante e rigenerante, ma io direi che Dick è lo scrittore che più si è abbandonato al compito di affrontare la folle incoerenza dell’essere umani. Il compito di Dick non è quello di Dante, che scende all’inferno per tornare a descriverlo a noi mortali, non è nemmeno il compito di Platone, che uscito dalla caverna vede finalmente il sole vero, la vera luce, e torna intrepido dentro per spiegarci come tutto quello che vediamo non siano che ombre. Dick vive nelle ombre, vive all’inferno, e lo affronta con gioia e con spirito intrepido, Dick non è mai uscito da niente per raccontare.
Spero di essere riuscito almeno in parte a scrivervi il turbine di pensieri che passava per la mia testa mentre vedevo Real Life, che su Amazon Prime è la prima puntata di Philip K. Dick’s Electric Dreams. C’è forse ancora da dire qualcosa, visto che ho parlato solo di Dick, e non della puntata. Lo spirito è quello giusto, l’atmosfera è la stessa. Si è di fronte davvero ad un’opera di Dick quando si guarda questo stupendo pilot. La storia è semplice, in una futuribile città con macchine volanti e strani schermi touch, una detective lesbica molto stressata e che vive con fatica una pesante sindrome del sopravvissuto condivide parte della sua coscienza con un ricco programmatore nero, che però in realtà esiste solo come esperienza virtuale che lei vive grazie ad un dispositivo nel sonno. La storia è semplice, in una città dei giorni nostri un ricco programmatore nero recentemente ricattato da un non-meglio-identificato delinquente che gli ha ucciso la moglie vive con difficoltà il suo lutto, per fuggire dalla realtà usa un dispositivo che nel sonno gli permettere di vivere con la moglie ancora viva la vita di una detective lesbica in una città del futuro.
Ci sono modi peggiori di immaginarsi effettivamente...


Date questo canovaccio ai fratelli Nolan (prima ho parlato al singolare, ma è un errore, ma ne riparleremo un’altra volta delle mie teorie sui fratelli Nolan) e vi verrà fuori un meraviglioso film sul dubbio radicale. Saranno attentissimi, un fratello con la penna e l’altro con la macchina da presa, a non darvi nessun indizio su quale sia la vera Realtà, su quale delle due vite sia real life e quale invece soltanto un electric dream, un film del tutto aporetico, che fino all'ultimo vi spingerà alla riflessione e al dubbio, un gioiellino! Io adorerei un film così eh, badate bene, ma Dick non è così. Nel finale si capisce perfettamente che il programmatore era solo un sogno, e che invece la detective era la vita reale. Qual è il problema? Che dopo che da entrambe le parti i cari e gli amici hanno provato a convincere le due personalità che la loro altra vita fosse solo un sogno, a essere davvero convinto per primo è il programmatore, lui romperà il dispositivo facendo cadere il suo vero corpo in un coma di espiazione e sofferenza. E detta così sembra più bello il film che farebbero i Nolan, questa versione sembra più banale, più scioccamente pessimista e davvero poco interessante, tipo Verga. 
La rivelazione finale, per me, inequivocabile.
Invece a rendere perfettamente lo spirito di Dick sono i dialoghi che avvengono nella vita del sogno: ad un confuso Terence Howard che dice dell’altra vita "I swear it feels right, it feels true” una ottima Laura Pulver amica e dottoressa risponde “But it’s not, hey trust me, you’re not really a lesbian supercop in the future in a flying car” Sentite quanto è razionale? Sentite quanto è facile darle ragione, quanto sia evidente che lei stia dicendo il giusto? Ma ancora: Quando finalmente il personaggio di Terence ha capito che la sua vita è solo finzione ed è intenzionato a restituirla alla mente che lo ha creato il personaggio di Laura lo spinge ancora a pensarci meglio “Think about this for a moment, one of these worlds is a fantasy drawn from your own mind, wich is more likely? A fantasy where you’re hearthbroken, becose your wife has been brutally murdered, or a fantasy where you’re happy and everything is perfect because your wife is still alive?” Eh? Quale delle due è la più probabile? Come si fa a darle torto? 
Peccato che abbia doppiamente torto, per prima cosa il mondo vero era quell'altro, e poi nella realtà non è tutto perfetto, la detective lesbica è così miserabile nella sua vita attuale che è arrivata a rinchiudersi in un mondo creato da lei per essere peggiore di quello che vive e che sente di non meritare, l’unica cosa “right and true” della sua vita, cioè l’amore per sua moglie, sarà lo strumento che il suo inconscio userà per fotterla, per convincerla aldilà di ogni dubbio a rinchiudersi in quell'inferno. Se notate il procedimento è esattamente l’opposto di quello di Cartesio. In Cartesio il dubbio radicale, lo scetticismo radicale, la sospensione assoluta del mondo è la mirabile tecnica con cui fa sopravvivere l’Io a se stesso, in Cartesio l’Ego, l’Io, la coscienza, l’identità si dicono residuali e performativi, attraverso la propria autodistruzione avanzano, riemergono più forti. In Dick la coscienza è divisa, in lotta, e quando si rivolge contro se stessa la sua forza non le permette di resistersi e farsi riemergere più forte, ma è solo garanzia della propria distruzione. Ti conosci troppo bene, se vuoi puoi sempre riuscire a fregare te stesso, convincendoti di esistere anche se non è vero. Proprio perché pensi.